Dopo aver pubblicato La terra dei Narcos. Inchiesta sui signori della droga (Mondadori, 2014) ha subito diverse aggressioni e intimidazioni ad oggi rimaste impunite. Nella terza serata della XXIII edizione de Il Libro Possibile, con la fermezza e la lucidità che la contraddistingue, l’autrice ha presentato il suo nuovo libro intitolato Emma la regina del Chapo e le altre signore del Narcotraffico. Questo libro è parte di una lunga indagine condotta dall’autrice volta a comprendere il grande impero della criminalità organizzata e dei cartelli della droga in Messico. Protagoniste di questa indagine sono le donne. Mogli, madri e amanti, attraverso il suo ultimo libro, la figura femminile diventa la chiave di volta per comprendere attraverso una prospettiva nuova il mondo del narcotraffico e le sue regole. Per utilizzare le parole dell’autrice, le donne simboleggiano la spinta propulsiva e al tempo stesso l’obiettivo, forniscono ai loro compagni sostegno, e affetto, garantiscono loro una discendenza, danno loro piacere. Donne, la cui intera vita è stata plasmata da un sistema di regole dettate dai loro signori. Come sono le vite private di boss della droga? Che rapporto hanno con le proprie famiglie e con le proprie mogli? Cosa fanno i narcotrafficanti nella loro vita? Da cosa nasce la loro attitudine criminale? Perché i narcotrafficanti, pur essendo miliardari continuano a occuparsi di traffico internazionale di sostanze stupefacenti?
Annabel Hernandez è il giornalismo investigativo. Attraverso il suo libro si impara una grande verità. Ciò che accade in Messico non interessa solo il Messico ma il mondo intero e se i paesi occidentali continueranno ad essere il primo consumatore di cocaina al mondo, il suo consumo continuerà ad alimentare la spirale di violenza in Messico.
Il Cartello di Sinaloa è il cartello principale di suo interesse. Con la sua caparbietà e la sua determinazione, l’autrice è stata in grado di entrare in casa di Joaquín Archivaldo Guzmán Loera conosciuto a livello internazionale come El Chapo, uno dei capi più sanguinari del cartello di Sinaloa. È entrata nella sua cucina, nella sua auto, nella sua camera da letto.
Durante il suo intervento l’autrice ha evidenziato una caratteristica fondamentale che rende i cartelli messicani così potenti. Oltre ad essere estremamente violenti, i cartelli sono estremamente ricchi.
Miei cari lettori, ricordate una regola fondamentale: dove c’è ricchezza, c’è potere. Chi esercita potere può utilizzare a suo favore uno strumento particolarmente temibile: la corruzione. Coloro che entrano nella spirale della violenza dei cartelli messicani, non ne escono più. Le storie a lieto fine non sono reali e l’estetica che si è sviluppata intorno all’immaginario del narcotrafficante è estremamente pericolosa.
El Chapo, che ricordiamo essere stato uno dei capi più importanti e sanguinari del Cartello di Sinaloa, aveva una ragazza che proveniva da un piccolo paese. Aveva 17 anni, si chiamava Emma ed era figlia di un contadino. Non ha avuto scelta e all’età di 18 anni è diventata sua moglie e poi madre dei suoi figli. Quando nel 2006 El Chapo è stato condannato all’ergastolo, Emma ha cercato Annabel Hernandez. Nel corso degli anni, l’autrice ha scavato nella sua storia e nella storia di tante altre donne. Emma è stata la prima moglie di un boss che si è consegnata al governo degli Stati Uniti. Perché lo ha fatto? Perché dopo l’incarcerazione del Chapo, i suoi figli hanno deciso di non sostentarla economicamente ma soprattutto perché lei, anche grazie ad Annabel, ha scoperto una serie di gravi crimini commessi da suo marito. Tra questi orrori, lo stupro di tante giovani donne.
Studiare questa tematica attraverso lo sguardo femminile dell’autrice, ci permette di entrare nella sfera più intima del narcotraffico, sino ad ora sconosciuta.
Qualora siate arrivati a questo punto della lettura, mi piacerebbe riportare alla vostra attenzione alcune informazioni accademiche che, a mio avviso, sono cruciali per comprendere le dinamiche che alimentano il narcotraffico. Qual è la sostanza che ha permesso ai cartelli messicani di arricchirsi? E perché la sua produzione è concentrata in determinati paesi piuttosto che in altri?
Partiamo da un presupposto fondamentale. La cocaina che permette ai suoi consumatori di brillare, viene prodotta principalmente in Sud America. In Colombia, Perù, Bolivia ed Ecuador sono state registrate le maggiori produzioni. Potenzialmente la pianta potrebbe essere coltivata altrove, come in Messico, ma ad oggi il paese è considerato più un paese di transito che di produzione. A questo punto potrebbe sorgere spontanea una domanda. Perché la cocaina viene prodotta solo in questi paesi? Perché tradizionalmente in questi paesi vi è un consumo storico molto antico, soprattutto della foglia di coca. Il consumo storico di questa sostanza, rende difficile culturalmente discernere ciò che è legale da ciò che non lo è. Oltre a questo primo fattore è importante però considerare soprattutto la dimensione geografico-climatica. I paesi andini rappresentano il luogo ideale per far sì che le piante di coca sviluppino grandi quantità dell’alcaloide necessario per sviluppare l’agente psicoattivo che genera la domanda di questa sostanza stupefacente a livello internazionale. La Erythroxylum coca inoltre, cresce spontaneamente lì dove sono presenti climi caldi e umidi tropicali. Tutti quei territori dell’America meridionale che presentano un’altitudine compresa tra i 700 e i 2000 metri, essendo appunto caratterizzati da un clima umido e tropicale, rappresentano l’ideale produttivo.
Infine un altro fattore che influenza la produzione di questa sostanza è l’incapacità dei governo centrale di controllare e gestire aree remote dei paesi. Le aree Andine sono infatti caratterizzate da foreste di difficile penetrazione. Per questo sono poco popolate e rappresentano quindi l’ambiente ideale per la coltivazione. Secondo quanto evidenziato da Peter Reuter, il mercato della droga in Messico ha attirato molta attenzione soprattutto dal 2006 a causa degli straordinari livelli di violenza che sono stati registrati. Si stima che nel 2010 si siano verificati 11.000 omicidi legati al mercato della droga (Rios e Shirk 2011). Il Messico è la fonte di tutte le principali droghe importate negli Stati Uniti ed è il paese di transito per la maggior parte della cocaina che viene consumata in occidente.